martedì 15 agosto 2017

Preziosi frammenti di un grande abbraccio





Coraggio

L’anima va avanti e guarda a ciò che l’aspetta,
orienta i suoi passi con amore e trepidazione
verso il traguardo non ancora raggiunto,
anche quando il vento non è mai stanco.
Ricorda: hai promesse da mantenere,
e miglia da fare prima di dormire.
Occorre ritmo per camminare avanti.
I say a little prayer for you



Pensieri luminosi
Le stelle sono sempre lì, 
diffondano luce dagli occhi, 
un dono di luce 
contro la paura del buio lupo. 
Ti colmi, ti trabocchi 
tutto il mare, tutto il cielo 
e l’ombra ti cadrà alle spalle. 
Domani uscirà il sole. 
Occorre una giornata di luce che faccia sorridere il cuore. 
I say a little prayer for you


Speranza
Affàcciati alla finestra e solleva lo sguardo verso il cielo,
fuggiranno i dolori, quali timido stormo sprovvisto di nido,
è la vita stessa che si difende,
canta melodie senza parole e non smette mai
perché la speranza è una musica antica,
un motivo in più.
Occorre aggrapparsi al cuore e lanciarlo in aria come un gioco bambino.
I say a little prayer for you


Amore
Silene, i fiori degli sposi.
Aroma sospeso.
Quando la mano della vita pesa e la notte non canta,
è il momento di amare e confidare.
Fa' di me la tua essenza
e non avrò vissuto invano.
Occorre una mano nella mano a tirare la strada indietro.
I say a little prayer for you



Abbracci
C’è uno sguardo e un cuore che ti penetra 
fin nel midollo delle ossa, 
canterai e piangerai insieme a me,
ti riposerai nella corsa e appoggerai il tuo capo
come in un manto sicuro, come un ponte sull'acqua tempestosa.
Grandi braccia ti avvolgeranno
e un’eco risuonerà perché questa è la nostra amicizia …

cammino

amare

confidare

luce

vento che sospinge

attesa

amore

forza

speranza

coraggio


Occorre che qualcuno sia con noi sempre e per sempre.

I say a little prayer for you


Nankurunaisa

A chi dobbiamo credere? Io, io non so pregare!

Ti supplico, fa’ in modo che esca da me un po’ di musica …

Allora ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare. 

Perché con il tempo si sistema tutto.

Ma intanto prendi quello che ti servirà,

del nostro cuore il battito migliore.


I say a little prayer for you




sabato 6 maggio 2017

Perché la cosa peggiore è non appartenere




In me il tuo ricordo è un fruscio
solo di velocipedi che vanno
quietamente là dove l’altezza
del meriggio discende
al più fiammante vespero
tra cancelli e case
e sospirosi declivi
di finestre riaperte sull'estate.
Solo, di me, distante
dura un lamento di treni,
d’anime che se ne vanno.
E là leggera te ne vai sul vento,
ti perdi nella sera.
Vittorio Sereni

da “Frontiera”, Edizione di Corrente, Milano, 1941









Perché la cosa peggiore è non appartenere.
Non appartenere più.
Caro e curioso lettore, scettico nel tuo andare, che ti dondoli tra le mie parole riempiendo un momento di noia, sì dico a te! tu da questo momento in poi puoi smettere di leggere, smettere di chiederti se appartenere ti fa schifo, se ti evoca quell’insopportabile puzza di muffa; appartenere per te fa rima con costringere, chiudere in una gabbia, uccidere l’autonomia a colpi di richieste, soffocare l’autostima con attese di conferme.
Sei andato via? Ora puoi sparlare di me con i miei amici pazzi.

Non essere più ricordo, quel filo che invisibili mani partoriscono dalle cose, dai momenti, dai luoghi, dai sorrisi.
Non essere un numero di telefono.
Non essere un buongiorno o una buonanotte.
Non essere il sorriso che nasconde pensieri condivisi.
Non essere una mano stretta per caso.
Non essere la sicurezza nell’incertezza.
Non essere il momento che sveglia il passato e lo stropiccia come occhi appena svegli.
Non essere il luogo divenuto assenza.
Non essere la gioia condivisa.
Non essere il dolore che trova comprensione.
Non essere l’abbraccio improvviso e inatteso.
Non essere quarantasette sms.
Non essere più 
niente.
Appartenere.
Non appartenere più.

Perché la cosa peggiore è non appartenere.











Il filo sottile che tiene insieme due persone.
– Quale filo?
– Il filo di tutto quello che le tiene legate, anche quando sono lontane. Anche quando non si vedono e non si parlano.
…- Perché dici il filo?
– Perché è una cosa molto sottile e molto resistente, no? Che puoi anche non vedere, ed è estensibile quasi senza limiti attraverso la distanza e il tempo e l’affollamento delle altre persone che occupano lo spazio e lo attraversano in ogni direzione.
Però non è affatto scontato che ci sia, il filo.
– No?
– No. Magari due pensano di essere molto legati, poi appena provano ad allontanarsi scoprono che in realtà stanno benissimo ognuno per conto suo.
– E allora perchè pensavano di essere legati?
– Perchè erano tenuti insieme da una colla di pura abitudine e oggetti e luoghi condivisi e gesti stratificati. E’ una colla così forte da sembrare una saldatura permanente, ma appena uno dei due prova a staccarsi non c’è nessun filo che lo segua.
– Che triste.
– Sì. La maggior parte dei legami sono di questo genere, credo.
– Come fai a sapere che invece il filo c’è?
– Quando provi a romperlo, e ti trovi in caduta libera attraverso il senso delle cose.
– E di cosa è fatto, questo filo?
– Di uno scambio continuo di domande e risposte. Sguardi, anche solo immaginati. Assonanze e intuizioni e sorprese, curiosità reciproca che non si esaurisce. E similitudini, e differenze.
Andrea De Carlo, “Pura vita”

venerdì 3 febbraio 2017

Non ho smesso di pensarti




Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.
Charles Bukowski